Come di consueto, di ritorno da Ferrara, passando per Roma, ho voluto esprimere queste mie sensazioni sulla città più moderna d'Europa...ed a proposito d'Europa, gli europeisti dovrebbero provare a vivere almeno tre giorni nei luoghi di Borso ed Ercole I, di Lucrezia Borgia e Ludovico Ariosto, di Biagio Rossetti e De Chirico, di Giorgio Bassani e Roberto Longhi.
Ma torniamo alle sere di maggio ferraresi. Per chi non lo sapesse, maggio è il mese in cui si celebra il palio di Ferrara, più antico e meno crudele rispetto a quello di Siena perchè fatto soprattutto di cortei storici e di corse equestri garbate, senza nessun sacrificio di vite. Insomma è un palio gentile.
Sono tenere le sere a Ferrara quando il profumo di acacia riempie l'aria di primavera. E per provare questa sensazione e immergersi in questo profumo, bisogna percorrere la via degli Angeli. E' un tragitto, questo, da fare in tarda serata quando solo i lampioni aiutano ad orientarsi. Ferrara nel buio è straordinaria. Le sue architetture modellano gli spazi con delle sagome quasi nere, come se chiudessero e avvolgessero le strade con alte pareti sagomate senza finestre, porte, decorazioni, cornici.
Arrivare quì significa avviare un dialogo fra pace e solitudine....quì la luce notturna possiede volume e durata, ma è anche il profumo delle acacie che dà forma a questo luogo, il profumo dei giardini segreti.
Quì gli alberi che spuntano dai giardini sono pieni di rami e di foglie. Per avere una sola di quelle foglie occorre che qualcuno la doni. Ogni dono arriva sempre da un altro...senza l'altro il mondo non può offrire niente.
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