Vladimir Peniakoff, detto "Popski" dai suoi colleghi inglesi, è morto il 16 maggio 1951. Era nato a Bruxelles cinquantaquattro anni prima da genitori russi. Educato in Belgio da tre precettori, era passato all'Università di Cambridge nel 1914, e successivamente si arruola nell'esercito francese. Congedato per invalidità era finito, nel 1925, a fare l'ingegnere di zuccherifici in Egitto.
E in Egitto lo trovò lo scoppio della II guerra mondiale. Tutta la sua vita privata ne fu sconvolta. Il desiderio di battersi dalla parte della libertà, della libertà dell'individuo, divenne un'ossessione. Nonostante i suoi quarantacinque anni riuscì a farsi accettare come ufficiale nell'esercito britannico, ma sfuggì alla routine degli ufficiali per farsi combattente, in uno stile tutto suo: non inquadrato in grosse unità, ma capo indipendente di un minuscolo corpo di "corsari" in jeep.
Prima di combattere si era liberato di ogni impegno, divorziando perfino dalla moglie con la quale era in tacito, diplomatico disaccordo.
La guerra ne liberò la sua personalità non comune, colta e mistica. L'astrolabio e Tucidide lo accompagnarono dal deserto libico alle vallate austriache.
Il suo esercito fu la più piccola unità delle forze armate brittaniche, e la sua guerra, strana e pittoresca, fu una guerra di corsa che si svolse nelle retrovie avversarie, prima in Libia, contro l'esercito italiano e quello tedesco; poi in Italia, accanto ai partigiani. Nei suoi ranghi si annovera la collaborazione di Bruno Leoni. Mio nonno contribuì con una sequenza di rifornimenti via mare lungo la dorsale adriatica fino a Manfredonia.
Con ingegnosi stratagemmi costrinse a fuggire una divisione tedesca da Camerino, liberò Ravenna evitando che Sant'Apollinare in classe fosse bombardata, perse un braccio in combattimento, finendo la guerra con un gesto poetico e bizzarro, accarezzato fin dall'arrivo a Taranto dove alcuni dei suoi perirono in un incidente navale a poche miglia dal mar grande: sbarcò con le sue jeep a Venezia, sulla riva degli Schiavoni e, tremando di commozione e di gioia per la prima e unica volta durante la guerra, passò fra le colonne sgommando e facendo sette giri di Piazza San Marco.
Dopo aver superato le vie aspre della dorsale adriatica fino a Tarvisio in direzione di Klagenfurt, si incontrò in Austria con i carri armati sovietici. La sua guerra terminò dopo aver stretto la mano al maggiore Lykov: "LA GUERRA E' FINITA E NULLA PUO' DISTRUGGERE LA NOSTRA SOLIDARIETA' ".
E' dal 1994 che dedico la giornata del 25 aprile a Vladimiro detto "Popski".
giuseppe simone
nel 1951 l'editore Garzanti ha pubblicato il suo libro Corsari in jeep
Ho 79 anni, mio padre era cittadino francese e, come suddito nemico, confinato a Terlizzi in provincia di Bari.
A metà settembre 1943, tredicenne, con un amico, ero alla periferia sud del paese e fummo i primi ad accogliere e dare informazioni ad una pattuglia della P.P.A.
Nel breve periodo in cui si accamparono da quelle avemmo occasione di conoscere Peniakoff ed i suoi vice Jean Caneri e Bob Yunnie.
Li abbiamo ospitati più volte a casa nostra.
Peniakoff, addirittura,rintracciò a Napoli una sorella di Papà di cui non avevamo più notizie e, tornando, riferì. Furono loro a rendere libero mio Padre, ne ho un ricorso vivissimo e pieno di stima ed affetto.
Jean L. Genevois, Milano
Scritto da: Jean Louis GENEVOIS | 05/08/2009 a 20:45
Caro Jean è troppo bella la tua testimonianza!
Scritto da: geppi simone | 11/08/2009 a 23:53