Ripubblico l'articolo scritto dal mio amico Alessandro Di Tizio a proposito del 25 aprile, e pubblicato sull'Opinione, quotidiano on line :
"Ancora una volta il 25 aprile ha portato polemiche e divisioni, segno evidente di contrasti e conflitti irrisolti nella coscienza e nella memoria del paese. Di che si tratta? Azzardo un’ipotesi: quando, nel 2005, Giampaolo Pansa pubblicò il libro “Sconosciuto 1945”, un attento lavoro di ricostruzione sugli aspetti più oscuri della Resistenza italiana, Francesco Cossiga sottolineò che il giornalista faceva luce su miti basati, sì, sulla menzogna, ma fondanti per la nostra Repubblica. E questo, per il Presidente emerito, comportava un rischio, poiché l’approccio “morale” all’argomento, avrebbe a suo avviso impedito di riconoscere l’utilità delle bugie per il bene del paese; ma se di utilità si poteva parlare agli albori della Repubblica, i tempi non sono maturi per valutare anche i danni prodotti dalle menzogne e dal mito della Resistenza? Qual è il prodotto culturale e inevitabilmente politico delle “bugie utili”? Il mito della Resistenza ha permesso alla sinistra di vivere di rendita, di godere di un’immagine immacolata di garante di diritto e democrazia.
Il moralismo che caratterizza ancora oggi alcuni protagonisti della scena politica viene da lì, così come l’avversione culturale alla destra, anche a quella più moderata: si è, infatti, creata un’associazione tra la sinistra e il “bene”, per cui tutto ciò che sta dall’altra parte non può che essere “male”. Ne deriva una cultura deviata, che ha messo tra parentesi cinquant’anni di storia, seppellito gli orrori del comunismo con estrema facilità, adottato due pesi e due misure nelle valutazioni storiche e culturali sul terrorismo, sulle azioni violente di entrambe le parti. Il moralismo derivato dall’antifascismo ha avuto gioco facile nel dividere il paese in buoni e cattivi, concetti assoluti e quindi estranei alla storia e alla politica. Si avverte un forte ritardo nella crescita del paese, che, attraverso queste categorie, legge la realtà da un punto di vista non solo deviato, ma infantile. Una repubblica nata su falsi miti ha bisogno, dopo oltre mezzo secolo, di fare i conti con la verità. Altrimenti non sarà mai matura, come dimostrano i fischi e le manifestazioni di intolleranza cui rischiamo ormai di abituarci."
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